Ore 9.30, suonano alla porta e con la faccia da walking dead apro. <<Buongiorno, devo consegnare questi per Marialu Pesce>>; inizia così il mio 8 marzo, con una delle storpiature del mio nome che più mi trasforma nell’incredibile Hulk. Di chi sono quei fiori ha poca importanza, ma quello su cui inizio davvero a riflettere è quanto sia degradante il fatto che per ricordarsi che sono “donna” serva un numero rosso sul calendario.
Quel mazzo è stato rapidamente gettato via, sia perché fuori luogo (magari sarebbe stato adatto al mio funerale) sia perché gli unici fiori che amo sono i gelsomini del mio giardino, dono del mio caro nonno che non c’è più e i soli in grado di emozionarmi con il loro profumo perché sinceri e soprattutto vivi, quanto il ricordo che ho di lui; ho sempre pensato che regalare dei fiori per le “belle occasioni” fosse un gesto di cattivo gusto: lo sapete che quelle povere rose erano vive prima che decideste di farle tagliare, recidere, legare e maltrattare? Quindi non uccidete degli esseri viventi solo per il gusto di sentirvi il Milord di turno, grazie; non ci sono Sailor Moon da salvare su questo pianeta.
Detto ciò vorrei esortare, come faccio ogni anno in questa ricorrenza banalizzata, a non catalogare questa giornata come “festa della donna” ma piuttosto come “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e la pace internazionale”.
Ogni giorno ci alziamo, piene di sentimenti e empatia, indossando un sorriso di acciaio contro le sfide quotidiane: nessun lamento, nessun dramma, nemmeno se abbiamo 39 di febbre o il cuore a pezzi, siamo sempre pronte a rialzarci, a tirar fuori la forza ed il coraggio di una tigre.
A volte piangiamo per un film romantico o semplicemente per quella canzone malinconica che ci ricorda chi non c’è; ma quando si tratta di difendere le persone che amiamo, chiudiamo debolezza e lacrime nel nostro vaso di Pandora e “cacciamo gli attributi” più degli uomini.
Lavatrici, faccende domestiche, cene…siamo instancabilmente premurose e pronte a fare “altro” per chi ci sta accanto.
Siamo tempesta e arcobaleno, mare e terra, passione e dolcezza. Siamo tutto, non soltanto oggi, quindi apprezzatelo ogni giorno.
Niente regali, fiori o finte parole di circostanza. L’unica cosa che chiediamo è sincera presenza, la stessa che vi diamo noi, 365 giorni l’anno, e quest’anno anche un giorno in più. Aggiungetelo alla fattura.
Non accontentatevi di qualche mimosa oggi, chiedete di essere rispettate… sempre.
L’essere un po’ più carini un giorno non esclude il fatto di essere carini per tutto l’anno. I giorni speciali sono belli e importanti, se celebrati nel giusto modo. E’ più bello ricevere una sorpresa inaspettata un giorno qualsiasi o al tuo compleanno?
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